Fuori casa. Antropologia degli sfratti a Milano by Giacomo Pozzi

Fuori casa. Antropologia degli sfratti a Milano by Giacomo Pozzi

autore:Giacomo Pozzi [Pozzi, Giacomo]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788855262781
Google: vFnyDwAAQBAJ
Amazon: B08DD7TTS4
editore: Ledizioni
pubblicato: 2020-07-20T22:00:00+00:00


Capitolo 3

1 Letteralmente “maschere del dramma”. L’espressione indica l’elenco dei personaggi di un’opera drammatica (cfr. Fava 2008). La metafora teatrale d’altra parte appare pertinente nell’analisi antropologica delle produzioni istituzionali (cfr. Geertz 1980).

2 Nel corso della ricerca etnografica, gli ufficiali giudiziari hanno rappresentato degli interlocutori privilegiati. Ho interagito con diverse persone che ricoprivano quel ruolo e ho partecipato alle attività previste dal loro mandato. Tratterò nel capitolo successivo queste figure, nel tentativo di far emergere il loro ruolo professionale e sociale all’interno della costruzione del fenomeno degli sfratti. Una prima analisi di questi temi è stata pubblicata in alcuni articoli (Pozzi, Rimoldi 2017b, 2017c).

3 Secondo i dati forniti dal Ministero dell’Interno nel 2018 sono state emesse 56.140 sentenze di sfratto, con una lieve flessione rispetto al 2017, di cui 49.290 causate da morosità incolpevole.

4 La legge n. 431 del 1998 prevede che il mancato pagamento anche solo di un mese di affitto conceda al proprietario la possibilità di intimare lo sfratto per morosità (Vigani 2013, p. 16).

5 Per un’analisi del caso statunitense, si veda il lavoro etnografico di Desmond, condotto a Milwaukee (Desmond 2016).

6 http://www.comune.milano.it/wps/portal/ist/it/news/primopiano/archivio_dal_2012/area_metropolitana_casa_demanio/agenzia_sociale_locazione, Ultimo accesso 30 novembre 2019.

7 Secondo quanto dichiarato dagli interlocutori, questo progetto rappresentava all’epoca della ricerca il solo tentativo di intervento strutturale sul problema degli sfratti nel contesto milanese. Il sindacato, tuttavia, consigliava solo raramente questa soluzione agli inquilini. Bruno Cattoli, durante un’intervista, ha descritto con toni critici il ruolo dell’Agenzia (definita comunemente Agenzia per la Casa): “L’intervento è trovare delle misure che ti aiutino temporaneamente e darti la possibilità di rientrare nel mercato privato delle abitazioni. E a questo punto salta fuori l‘Agenzia per la Casa. Di fatto, gli interventi sono: o do dei soldi al proprietario per prolungare lo sfratto; o do dei soldi al proprietario sotto forma di garanzia e si affitta a canone concordato; oppure do dei soldi all’inquilino, anzi al proprietario, se poi l’inquilino sottoscrive un nuovo contratto di locazione a canone concordato o anche libero. Per cui, a questo punto, salta fuori una situazione per cui do delle garanzie in più al proprietario, do dei soldi al proprietario, che gli rendono vantaggioso mantenere o re-immettere questo inquilino, contando che questo inquilino, al termine, in un ragionevole lasso di tempo, possa rimettersi in piedi” (Bruno Cattoli, Intervista 13 maggio 2016). L’assessore alla casa Rabaiotti, invitato da me a riflettere sull’argomento, aveva sostenuto che l’Agenzia andava intesa come un primo passo verso un generale calmieramento degli affitti, e non dunque come una soluzione strutturale al problema dell’offerta abitativa locale e degli sfratti: “La [mia] lotta che va a sostegno dell’affitto e dell’incremento di patrimonio immobiliare in dotazione pubblica, ma anche privata, a disposizione per l’affitto. Questo spiega la convenzione del Comune che incentiva i proprietari. ‘Ma date i soldi pubblici ai proprietari?!’ Sì, se loro mettono la proprietà in affitto a canoni contenuti. E quindi, ahimè, siamo arrivati a dare i soldi ai proprietari di più case, perché le mettano in affitto, per poter ottenere questo bene disponibile sul mercato della locazione. Quindi un effetto di calmieramento deve comunque produrlo.



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